T
ALBERTO TOSCANI A DOVESTO APRILE 2022
https://www.youtube.com/watch?v=pHjFeHvMyig
dal titolo:
VALLE DI CADORE - Non si deve fare il depuratore a fianco della pista ciclabile. C'è un paese in agitazione da mesi contro il progetto del comune che oggi non ha più senso di essere fatto in quel sito di Venas, l'unico che potrebbe avere uno sviluppo turistico perchè sulla Lunga Via delle Dolomiti. - Intervistati: ALBERTO TOSCANI (Cittadino di Venas), FABRIZIO TOSCANI (Cittadino di Venas), RINO SORAVIA (Cittadino di Venas), [GABRIELE SORAVIA Cittadino di Venas)] - Servizio di Giuditta Bolzonello, riprese di Stefano Garavelli, montaggio di Stefano Garavelli.
Toscani, Amelio "de Laurenze de Sote" o "de Duana" o "dei Coli" (Venas, 1915-1978) Imprenditore, assieme ai fratelli Celso, Giacomo, Giovanni, Raffaele, Umberto, prima nel settore dei legnami a Venas e poi dei gelati in Germania. Prominente uomo politico di Venas nel dopoguerra. Durante l'occupazione tedesca nell'ultima guerra, il 7 settembre 1944 riuscì a salvare Venas dalla distruzione, grazie alla sua ottima conoscenza del tedesco e alla sua opera di convincimento verso il comandante tedesco, quando era stato già decretato l'incendio del paese per rappresaglia. (Era accaduto che i partigiani avevano bloccato con un tronco messo di traverso sui binari, in località Valgranda, all'uscita della prima galleria tra Vallesina e Suppiane, un treno con i contrassegni della Croce Rossa che trasportava feriti tedeschi a Cortina. [Abitando io sopra la stazione di Venas, mi ricordo perfettamente questi treni, che erano composti da carri merci provvisti di rudimentali letti a castello di legno; mi faceva impressione vedere tutti questi uomini bendati all'interno]. Gli stessi partigiani, arrivati da sopra, spararono contro i militari di scorta al convoglio, uccidendo un anziano riservista tedesco della Territoriale, e si ritirarono. Per rappresaglia, Vallesina di Sopra fu incendiata, ed era stata decretata analoga sorte per Suppiane e Venas -dalla testimonianza fattami da un abitante di Vallesina che vide bruciata la propria casa (Vedi anche la voce Vallesina) -).
Nel libro di Alberto Toscani "Johannes Agnoli - Il Cadorino più noto in Germania" edito nel 2021 da Proget Edizioni, è stata inserita una interessante intervista (del 2021) ad Antonio Toscani, figlio maggiore di Amelio, che riporta molti ricordi del padre durante l'ultima guerra e che qui riproduco:
https://drive.google.com/file/d/1NuICngG5S9he842amZS1pPjRxXhW-1VJ/view?usp=share_link
Si riportano i nomi di tutti vigili del fuoco volontari di Valle che parteciparono alle operazioni suddette, come risultano anche alla voce Longarone di questo Sito:
V. Brig. Toscani Serafino - Vig. Sc. Ciliotta Augusto - Vigile Del Longo Luigino - Vigile Del Favero Livio - Vigile Fossa Angelo - Vigile Del Favero Renzo - Vigile Ciliotta Luigi - Vigile Chiamulera Egidio - Vigile Soravia Carmelo - Vigile Likar Luigi - Vigile Toscani Ignazio - Vigile Soravia Arcangelo - Vigile Toscani Gianfranco - Vigile Soravia Giovanni - Vigile Soravia Vito - Vigile Toscani Alfredo - Vigile Toscani Italo
Nel libro di Alberto Toscani "Johannes Agnoli - Il Cadorino più noto in Germania" edito nel 2021 da Proget Edizioni, è stata inserita una bella intervista (del 2005) a Serafino Toscani, che riporta i suoi ricordi e quelli di molti compaesani di Venas durante l'ultima guerra e che ho qui riprodotto: https://drive.google.com/file/d/1x6de5FFzdy1PINC9rXVJv9_Nz89vWyNf/view?usp=sharing
È nella casa di Venas che lo scrivente ha potuto fotografare alcuni cimeli dell'abate, riportati nel seguente Post dedicato allo stesso:
U
ubbidiente agg. ubidiente
ubbidire v.intr., ubbidito ubidì
ubicazione sf. posizion [po-si-ẑión]
ubiquità sf. esse daparduto
ubriacare v.tr. e v.rifl., ubriacato p.p. inbriagà, inciocà
ubriaco agg. e sm. cibato, cioco, inbriago, beù, storno
ubriacone sm. inbriagon, ciocheton
uccellare v.intr. tende [tèn-de] /uccellato tendù /rametti ricoperti di vischio per - : vis-ciade sf.pl. [vi-s'cià-đe] /idem, più grossi: virgoi sm.pl. [vir-gói]; (sing.) virgon [vir-gón] /bastone con apposite incisioni per attaccare le vis'ciade: maza sf. [mà-ẑa] /laccio per uccellagione: archeto sm. [ar-ché-to] /trappola di ferro per - : fer da tende [fèr da tèn-de] /disco di lancio usato nei roccoli: spauracio sm., ludro sm. [lù-đro] /astuccio per le vis-ciade: teca sf. [tè-ca] de le vis-ciade /andare a uccellare: dì a tende
uccellatore sm. uzelador [u-ẑe-la-đór], oselador [o-∫e-la-đór]
uccello sm. auzel [au-ẑèl] (pl. auziei) [au-ẑié-i] /uccellaccio auzelato [au-ẑe-là-to]
uccidere v. ammazzare
Udine Udin [Ù-đin]
udire v.tr., udito sentì, scoltà
udito sm. udì
ufficiale sm.(del Centenaro) comandador [co-man-da-đór] (arc.) /ofizial [o-fi-ẑiàl], ufizial [u-fi-ẑiàl] /l'ufiẑial de posta
ufficio sm. ofizio [o-fì-ẑio], ufizio [u-fì-ẑio] /Uffici Pubblici Ofizie Publiche
uggioso agg. (tempo) mul
ugola sf. gargata [gar-gà-ta]
uguaglianza sf. ugualianza [u-gua-li-àn-ẑa]
uguagliare v.tr. 1) esse conpain loc.v.intr. 2) (livellare) galivà
uguale agg. 1) preciso, denaman, conpain /la é precisa sò mare 2) galivo (livellato)
ugualmente avv. istes [i-stés], parimente
ulcera sf. ucera, ulcera |ulcerazioni alle mani causate dal freddo: sfendadure [sfen-da-đú-re]
ulteriore agg. autro
ultimamente av. par ultimo
ultimo agg. ultimo, final
umanità sf. umanità, la dente [đèn-te]
umido agg. umedo [ù-me-đo], umido
umile agg. umil, bas
umiliare v.tr. e v.rifl., umiliato umilià
umiliazione sf. umiliazion [u-mi-lia-ẑión]
umiltà sf. umiltà, respeto
umore sm. umor
umorista sm. comico
un agg.numer.card., pron.indef. e art.indeterm. an, 'n
un po' loc.av. di quantità an tin
una art.indeterm. e agg.numer.card.f. una, ' na, 'n /è l'una: l'é 'n boto
unanime agg. aproà da dute, unanime
uncinetto sm. fereto /(var.) croseta sf.
uncino sm. rampin [ram-pìn], rampon [ram-pón] /Vedi anche: anghiere
undici agg.numer.card.inv. undese
ungere v.tr. e v.rifl. onde [ón-de] /unto p.p. onto [ón-to], (ondesto)
unghia sf. ongia [ón-gia] /riccio dell'unghia: riz sm. [rìẑ]
unghiata sf. ongiada [on-già-đa]
unguento sm. ongento [on-gèn-to] (R.P.), onguento [on-guèn-to]
unico agg. ugnol [ù-gnol]
unificare v.tr., unificato p.p. unificà
unificazione sf. unificazion [u-ni-fi-ca-ẑión]
uniformare v.tr., uniformato p.p. galivà
uniforme sf. montura
unione sf. union
unire v.tr. e v.rifl. bete apede [bé-te a-pè-đe], unì
unità sf. unità, union [u-nión]
unitario agg. unitario
universale agg. universal, general
università sf. università
universo sm. universo, mondo
uno art.indeterm. e agg.numer.card.m. un
unto agg. onto [ón-to], ontizà [on-ti-ẑà] /onto e bisonto
untuoso agg. ontizà [on-ti-ẑà] /(fig.) slizego [slì-ẑe-go]
unzione sf. onta [ón-ta], ondesta /(sacramenti) unzion [un-ẑión]
uomo sm. on [òn] (pl. omin) [ò-min]
uovo sm. vovo [vó-vo] / - covato non ingallato: vovo sloze [sló-ẑe]: - /uova sode: vove dure /deporre le uova: ponde v.intr. [pón-de] /la pita l'a pondesto
upupa sf. ialeto da prà loc.s.m. [ia-lé-to]
uragano sm. bissaboa sf., tempesta sf.
uranio sm. uranio
urbano agg. de zità [ẑì-tà], urbano
urgente agg. urgente, de pressa
urgenza sf. pressa [près-sa]
urina sf. pis sm. /- dei bambini: pissin sm.
urinare v.intr., urinato p.p. pissà
urlare v.intr., urlato p.p. craià, draià, zigà [ẑì-gà]
urlo sm. zigo [ẑì-go]
urtare v.tr. 1) urtà (infastidire) 2) bate inte loc.v.intr., petà inte id.
urto sm. batuda sf. [ba-tu-đa], colpo /(fig.) crica sf.
usanza sf. usanza [u-∫àn-ẑa]
USANZE
USANZE CELTICHESono ancora ricordate in Cadore: alla data del 31 ottobre (ultimo giorno dell'anno celtico) si lasciava del cibo sul tavolo, in segno di accoglienza per i morti che tornavano a visitare le case; si svuotavano delle zucche, in cui venivano fatti occhi, naso e denti e si illuminavano all'interno con una candela, per essere poste alla finestra (reminescenza dell'antico culto druidico legato al fuoco sacro). Festa osservata prevalentemente in Irlanda, Scozia, Inghilterra, Canada e Stati Uniti d'America ed oggi esportata in tutto il mondo con il nome di Halloween. Ma lo scrivente ricorda di aver confezionato personalmente una zucca con candela verso l'anno 1945, ben prima dell'importazione in Italia di Halloween.
Poi in Cadore era viva la festa celtica del solstizio d'estate, con l'accensione di fuochi sulle cime dei monti.
PAROLE DI ORIGINE CELTICA NEL DIALETTO
(Vedi la voce ORIGINE PAROLE)
USANZE ROMANE
Vincenzo Menegus Tamburin nel suo libro "S.Vito, Borca, Vodo e Venas nella Storia Cadorina" citato in Bibliografia, nel capitolo LA COLONIZZAZIONE ROMANA scrisse: "E' infatti romano tutto il complesso cerimoniale praticato nei matrimoni, ora scomparso quasi completamente, ma osservato con molto rigore nei secoli passati, come la maetinada (serenata agli sposi) durante la quale i "vicini" chiedevano la restituzione della sposa; il ratto della sposa; l'offerta del sale e del vino; il piede destro della sposa nel varcare la prima volta la soglia della nuova casa, e la gazzarra di cocci e ferraglia che accompagnava il matrimonio dei vedovi". [Quest'ultima usanza era anche chiamata batarela]
IL DIALETTO E' NATURALMENTE PER IL 95% DI ORIGINE LATINA, MA ALCUNE PAROLE DIALETTALI DIMOSTRANO IN MODO SPECIALE TALE ORIGINE
(Vedi la voce ORIGINE PAROLE)
USANZE SLAVE
Mi è nota una sola usanza slava, in occasione del rito di "sciogliere le campane a Pasqua = molà le campane a Pasca": tale usanza consisteva nel bagnarsi gli occhi con l'acqua, non appena si sentiva il suono delle campane che annunciavano la risurrezione del Signore.
PAROLE DI ORIGINE SLAVA NEL DIALETTO
(Vedi la voce ORIGINE PAROLE)
USANZE GERMANICHE
Ed era certamente germanico l'uso, in Cadore, di ammettere, su uno stesso fondo, due proprietari, uno del suolo (pascolo) e l'altro del soprassuolo (bosco), cosa assolutamente non prevista dal diritto romano, per il quale valeva il principio dell'esclusività del dominio (signoria assoluta).
P.S.
Memorabile fu a questo proposito la storia del pascolo di "Bociadan" sul Monte Rite che apparteneva a Venas, assieme alla malga, mentre il soprassuolo era di Vodo. Riporto quello che mi risulta in base ai racconti sentiti da piccolo in famiglia: quando negli anni '20 il capo del governo Mussolini diede ordine di chiudere definitivamente tutte queste posizioni promiscue, fonti di continue e costosissime liti nei Tribunali, "Bociadan" venne interamente assegnato a Vodo, con grande umiliazione e scorno per la popolazione di Venas. Il Tribunale che emise la sentenza si trovava a Venezia, e la voce popolare sostenne che il verdetto favorevole a Vodo fosse stato "aiutato" dalla presenza nella città lagunare di un influente cittadino di Vodo, il direttore e fondatore del "Gazzettino" Gianpietro Talamini. Opinione rafforzata dal fatto che fu favorevole a Vodo anche la sentenza per una analoga causa con Borca, ma dove questa era proprietaria del soprassuolo, e Vodo del suolo.
PAROLE DI ORIGINE TEDESCA NEL DIALETTO
(Vedi la voce ORIGINE PAROLE)
usare v.tr., usato p.p. dorà, usà
usciere sm. ussier, portier
uscio sm. porta (de ciasa)
uscire v.intr. dì fora, sautà fora, sortì /uscito idem, eccetto dù fora
uscita sf. 1) da dì fora /c'è un'uscita da qualche parte ? = se puolo dì fora da carche vès ? 2) porta /quella è l'uscita ! = chela l'é la porta ! 3) (fig.) esito sm. /non esserci nessuna via d'uscita = no esseghi nissun esito
uso sm. 1) usanza sf. [u-∫àn-ẑa] 2) fruo
usuale agg. solito
usufruire v.intr., usufruito p.p. dorà, beneficià, usufruì
usta sf. usma
ustionare v.tr. e v.rifl., ustionato p.p. brusà [bru-∫à], scotà
ustione sf. brusada [bru-∫à-đa], scotada [sco-tà-đa]
usufrutto sm. usofruto
usuraio sm. iavasango (V.M.T.), strozin [stro-ẑìn]
utensile sm. atreze [a-tré-ẑe]
utente sm. consumator
utenza sf. dute chi che dora
utero sm. mare sf. (anim.)
utile agg. e sm. util /l'amor ien da l'util
utilità sf. tornaconto sm., comodità, vantado sm.
utilizzare v.tr., utilizzato p.p. dorà
utilizzo sm. fruo
utopia sf. utopia
uva sf. ua /chicco (d'uva) garnel sm. [gar-nèl] /grappolo (d'uva) graspol sm. [grà-spol]
uvetta sf. ueta
uxoricida sm. chel che a copà sò femena
V
vacanza sf. vacanza [va-càn-ẑa]
vacanziere sm. vacanzier [va-can-ẑiér]
vacca sf. vacia, armenta
vaccinazione antivaiolosa loc.s.f. varole sf.pl. [va-rò-le]
vacillare v.intr., vacillato p.p. 1) stornelà, barcolà 2) tremolà 3) (con il cervello) stornelà, bazilà [ba-ẑi-là]
vacuo agg. vuoito [vuói-to]
vagabondare v.intr. dì de stornelon [stor-ne-lón]
vagabondo agg. e sm. girondolon, sbrindolon, pelandron
vagare v.intr., vagato p.p. girondolà
vagheggiare v.tr., vagheggiato p.p. desiderà; insognà de fei [fè-i]
vagina sf. (spada) fiodro sm. [fió-đro]; (anat. femm.) vedi la voce: vulva
vagliare v.tr. 1) aprezà [a-pre-ẑà], zerne [ẑèr-ne], esaminà 2) vande (agr.) (R.P.)
vaglio sm. van, drai (agr.)
vago agg. confusionà, no preciso
vagone sm. vagon
valanga sf. boa [bóa]; (di neve) lavina [la-vì-na]
valdostano agg. e sm. valdostan
valere v.intr. e v.rifl. valé /valso p.p. valù
valico sm. forzela sf. [for-ẑè-la], pas, duogo [duó-go], furcia sf. (L.S.I.)
validità sf. validità; vigor sm.; eficenza [e-fi-cèn-ẑa]
valido agg. abil; prezios [pre-ẑiós]; valoros [va-lo-rós]; che val /chesto ato no 'l val
valigia sf. valis [va-lìs]
vallata sf. valada [va-là-đa]
valle sf. val /piccola -: valegota [va-le-gò-ta], valesela [va-le-∫è-la], valesina /valle scoscesa (vallone): iou sm. [iòu] /restringimento di una valle: ciusa (L.S.I.)
Valle di Cadore - Val (inte 'l Medioevo: Val San Martin) - Comun in provinẑia de Belun, delongo la Buoite (da la Ciusa de Venas fin inante de la confluenẑa co la Piave a Pararuó) - Traversà da la Strada Statal N. 51 de Alemagna dal km. 74 fin al km. 82 - Traversà anca da na pista par biciclete - Popolaẑion: 2033 (ẑens. 2001); Venàs l'é na a fraẑion de Val - Popolaẑion: supodó 600 - (chesto Glossario al se riferisse al dialeto parlà a Venas) - Auteẑa sul mar: Capoluó 819 m, Venas 860 m; Escursion de auteẑa: 1730 m (con duto l'Antelao, da 620 m a 3263 m = 2643 m); Area: 41,32 kmq; Densità par Kmq: 49,2 - Feste Patronai: Val, 11 novembre, S. Martin; Venas, 25 april, S. Marco - Cése [* = grado de intarès]: S. Martin** 1), de la Pietà*, S. Ròc*, del Carmin*, de Doval*, de Valesina*, de Damos***, S. Marco vècio (in Planis)**, S. Marco nuóvo**, S. Elisabeta*, de Davésto** - Borgade, de Val: Costa, S. Ròc, Nogarè, Dovàl, Sonvìa, Cesamas, Cemis, Ciamulera, Fiés, Ruseco, Vila, Ancona, Burei, Sébie, Valesina de Sora, Valesina de Sote; intramedo: Supiàne, Iòu; de Venas: Piaẑa, Lasta, Ièi, Soravia, in Còl; al paes de Damós (disabità) l'e medo sote Val e medo sote Pieve - Lapidi: a Val, Bataia de Ruseco (1508), e monumento-lapide ai Disperse in Guera; a la Ciusa de Venas, fate d'arme de la Ciusa (Pietro Fortunato Calvi) (1848) (varda la vos: Risorgimento) e inte Piaẑa Marconi de Venas, a memoria de l' Abate Ignazio Colle (varda la vos: Colle, Ignazio) - Lago e Diga de Val - Fortificaẑion de la I^ G.M. a Landro, Santana (strada del Ienio [Militar]) e Rite - Museo inte le Neole (in ẑima al Rite - 2181 m.) - Val l'é an posto de intarès archeologico pre-roman e roman (Varda le vos: venetico, Roma, Zuglio) - L'economia tradiẑional de Val del dopoguera la se basea soralduto su dì a vende gelati in Germania (speẑie chi da Venas) e su fabriche locai de ociai, de lente, etc. Dute doi cheste atività le se a redusesto an grun, senẑa che see sautà fora autre nuóve prospetive de svilupo - Varda la storia de le fabriche de ociai del Comun del Val inte an mè laoro: http://blog-cadorin-books-pietrosoravia.blogspot.com/2010/06/riepilogo-delle-attivita-di-occhialeria.html
Esiste na ẑerta atività ediliẑia (anca de seconde ciase) - Redito a testa: 17% sote la media de la provinẑia de Belun (media Belun: 22.637,7 € - an 2001)
Nota:
1) Inte la cesa de San Martin l'e an scheletro de len che rapresenta la Morte, co na fauẑe inte na man e 'n feral inte che l'autra. Cuan che carchedun l'e drio morì inte 'n paes davesin, i dis: "argùa chela da Val"
Valle di Cadore diede i natali a Giovanni Agnoli (1925-2003), notissimo uomo politico in Germania con il nome di Johannes Agnoli. (Vedi la relativa voce sotto Agnoli)
Vallesina Valesina - Borgata situata tra Valle e Venas, lungo l'omonimo rio, che sfocia nel lago artificiale creato dalla diga ENEL, già SADE, di Valle. Un tempo popoloso centro con mulini e segherie, oggi è abitata da quattro famiglie. Si divide in Valesina de Sora, tradizionalmente abitata dagli Agnoli e dai Mazzorana, e Valesina de Sote (Marinello). Tra le due guerre mondiali, a Vallesina c'erano 7 mulini in attività, (e 9 risultavano già abbandonati), e 4 segherie, 2 sopra e 2 sotto la statale di Alemagna. Di tutti questi opifici, oggi sopravvive solo la segheria della famiglia Agnoli "Tesaura-Tas", lungo la statale, acquistata da una società immobiliare della provincia di Treviso, ma con cambio di destinazione d'uso. E' stata ripristinata la roggia e la ruota del mulino.
Vallesina ha una chiesa, ultimata nel 1840, dedicata ai Santi Filomena e Fermo. In questa chiesetta celebrò alcune messe nel settembre 1915 l'allora sergente di sanità Angelo Rocalli, futuro papa Giovanni XXIII, che si trovava in servizio come cappellano militare in Cadore. Aneddoto apparso sul "Gazzettino" del 4 agosto 1968 in un articolo firmato da Cristina Dadiè, che riporta anche i ricordi della persona di Vallesina che assistette alle messe, e che portava sempre dei fiori a don Angelo, Maria Filomena Agnoli "Tesaura", all'epoca ventunenne, successivamente maritata con Andrea Ghiretti di Cojana di Cortina. [notizie fornitemi da Mario Agnoli "dal Ponte" di Vallesina di Sopra].
Durante l'ultima guerra, il 7 settembre 1944, Vallesina di Sopra fu data alle fiamme da parte dei tedeschi, affiancati da italiani della X^ MAS (20 + 20 militari - è confermato che a partire dal 1944 la Decima Mas fu impiegata anche in attività antipartigiane e rastrellamenti di civili al fianco dei tedeschi nelle zone dove agivano i partigiani) [Vedi i particolari alla voce Toscani Amelio, ancora forniti da Mario Agnoli "dal Ponte"].
A Vallesina in località "Le Rize" c'era una chiesetta detta della Madonna de le Rize o dei Rizi, di cui ho trovato il seguente disegno ottocentesco nel sito di Roberto Piccioli. Lo scrivente ritiene di essere stato miracolato proprio dalla Madonna delle Rize quando il 18 marzo 1968 uscì di strada con la propria auto dalla S.S. di Alemagna in detta località, precipitando per il ripidissimo pendio, praticamente senza riportare danni.
vallone sm. iou [iòu], valon, canalon, luda sf. [lù-đa]
valore sm. valor
valorizzare v.tr., valorizzato p.p. dà valor loc.v.intr.
valoroso agg. valoros [va-lo-rós]
valutare v.tr., valutato p.p. valutà; considerà; stimà
valvola sf. valvola
vampata sf. vampada [vam-pà-đa]
vampiro sm. vampiro
vaneggiare v.intr. delirà; dì inte fora /al va inte fora coi discorse
vangare v.tr., vangato p.p. sapà
Vangelo sm. Vangel (pl. Vangei)
vanitoso agg. vanitos [va-ni-tós]
vano sm. van, vano /- per il formaggio: zelei [ẑe-lèi] (arc.)
vanesio agg. e sm. cagheta [ca-ghé-ta], blagon [bla-gón], inportanzon [in-por-tan-ẑón]
vanità sf., vanto sm. blaga sf.
vantaggio sm. vantado [van-tà-đo]
vantare v.tr., vantato p.p. 1) vantà 2) cucagnà (vantare ricchezze)
vanvera sf. sconclusion /parlare a vanvera = parlà dreto e storto
vapore sm. fiador [fia-đór]
varare v.tr., varato p.p. (nave) varà; (legge) aprovà
varcare v.tr., varcato p.p. traversà
variante sf. corezion [co-re-ẑión], donta
variare v.tr., variato p.p. cambià, mudà [mu-đà]
variatore sm. variator
variazione sf. variazion [va-ria-ẑión]; trasformazion [tra-sfor-ma-ẑión]
vario agg. varià, diferente /al plurale, vari: tante, an grun de
vasca sf. vasca /- per macellazione maiali: vanuia [va-nù-ia], [Lozzo (E.D.F)] panera [pa-nè-ra]
vaso sm. copol [cò-pol] /vaso di pietra per conservare il burro (cotto) pila sf.
vassoio sm. guantiera sf., platò /la s'a magnà an platò de paste
vasto agg. gran; spazios [spa-ẑiós]
vecchi sm.pl., gli antenati vece [vè-ce]
vecchiaia sf. veciaia
vecchio agg. e sm. vecio [vè-cio] /vecchietto veciuto (Veciuto è anche un soprannome di Venas, dei Gei) /molto vecchio: vecio cuco
vedere v.tr. vede [vé-đe] /visto p.p. vedù [ve-đù]
vedovo agg. e sm. veduo [vé-đuo]
vegetale sm. veietal (R.P.), vegetal
vegliare v.tr. e v.intr., vegliato p.p. veà, veià
veicolo sm. veicol (pl. veicui)
vela sf. vela
VELA (Sport)
Non è possibile ricordare (in ambito locale) questo sport senza citare lo skipper oceanico Giuseppe (Beppino o Bepi) Soravia "Capoto", conosciuto come Capt. Joe Soravia, nato a Conegliano nel 1941 da genitori di Venas, già gelatieri in Germania, e attualmente residente a Pinneberg.
Qui c'è un ritratto di lui e della sua barca "C.N.S.O. MIKADO".
Con questa barca nel 1980 egli circumnavigò l'Europa (Venezia-Amburgo-Venezia, 10.000 miglia marine). Dal 1991 al 2005 visse in barca vagabondando per gli Oceani del mondo.
Operò per molto tempo come skipper turistico tra i mari della Tailandia e della Malesia.
Nel 2017 fu intervistato da Walter Musizza sul Corriere delle Alpi di Belluno e la sua intervista venne pubblicata sul Blog IL CADORE POCO CONOSCIUTO:
https://gcarlosoravia.blogspot.com/2017/03/joe-soravia-cadorino-appassionato-di.html
veloce agg. svelto; che core [có-re] /è un'automobile veloce: l'é na machina che core
velocità sf. svelteza [∫vel-té-ẑa]; core [có-re] /che velocità ha ? (automobile): cuanto corela ?
velluto sm. veludo [ve-lù-đo]
vena sf. vena; filon sm.; venadura [ve-na-đù-ra]; (- d'acqua) aghei sm.inv. [a-ghè-i]
Venas foto anni '40 (fare click sulla foto per ingrandire):
Per notizie su Venas, vedi: Valle di Cadore
Aggiungo:
L'etimologia di Venas è incerta; quella tradizionale farebbe derivare il nome dal latino "ad venas" per le miniere un tempo esistenti nel territorio. Altra ipotesi è, sempre latina, "venatus", cioè luogo di caccia. Avevo anche sentito parlare della possibilità che a Venas in epoca romana, verosimilmente alla Chiusa, ci fosse stato un ufficio delle gabelle sulla merce, "venalicia". Infine il nome potrebbe derivare più semplicemente da Levinàs, località di Venas che esiste tuttora, termine che proviene dal latino classico “labi”, (scivolare, cadere via), e da cui derivano lavina e slavina. Ricordo infine che nella Rezia romana esisteva una città (o postazione militare) chiamata "Venaxamodurum" [attuale Neuburg/Donau (Germania)].
Venas ebbe in passato un'importanza strategica dovuta alla Chiusa, uno sbarramento naturale usato come postazione di difesa contro le incursioni, perché permetteva di bloccare la via verso Pieve con l'utilizzo di pochi uomini. (Per dati storici sulla Chiusa durante il Risorgimento, vedi la voce Risorgimento).
Venas fu dal 1300 sede di un Centenaro o Centuria, che comprendeva Cibiana, Zoppè, Cancìa di Borca, Vodo, Vinigo e Peaio. Non comprendeva invece le borgate di Giau e Suppiane, che appartenevano al Centenaro di Valle. (Vedi Magnifica Comunità di Cadore). Dopo la caduta della Repubblica veneta, fu fino al 1818 sede di Comune, poi il territorio di Venas venne incorporato in quello di Valle. Vedi un raro sigillo della "Munipalità di Venas" (sic) del "Regno d'Italia" con l'aquila napoleonica:
vendere v.tr. vende [vèn-de], smerzià [smer-ẑià] /venduto p.p. vendù, vendesto
venditore porta a porta loc.s.m. cromer [cro-mèr], cromaro [Perarolo: verendigol [ve-ren-dì-gol]]
venerare v.tr., venerato venerà
venerdì sm. vendre [vèn-dre]
venetico Lingua e scrittura paleoveneta. Usava caratteri simili a quelli etruschi ed è nota attraverso un gran numero di iscrizioni ritrovate in Cadore, Veneto, Trieste e Carinzia. (Il suo uso si fa iniziare dal 550 a.C. fino al I^ secolo d.C.) Dopo Este, il maggior numero di iscrizioni venetiche appartiene al Cadore (Lagole, Valle, Auronzo). I reperti sono conservati presso il Museo della Magnifica Comunità Cadorina a Pieve. Una interessante caratteristica della scrittura venetica è la cosiddetta "puntuazione", vale a dire la messa in evidenza di alcune lettere contrassegnate da un punto prima e uno dopo. A Valle verso il 1910 fu scoperta una tomba paleoveneta con vari oggetti, tra cui una situla, sul cui orlo compare la seguente iscrizione (scritta da destra verso sinistra e secondo la traslitterazione fatta da Giulia Fogolari - Aldo Luigi Prosdocimi - I Veneti Antichi - Editoriale Programma):
.e.i.k.χo.l.tano.s.zotolo.u.zera.i.kane.i
eik Goltanos doto Louderai kanei
ego Goltanos dedi Liberae ? carae ?
io Goltanos dedicai alla cara [dea] Libera
La lingua parlata in Cadore prima della conquista romana tuttavia non era più venetica ma di famiglia celtica. (Galli Carni - Galli Catubrini)
Il culto della dea venetica Tribusiate (scritta anche: Trimusiate Sainate) (Ecate):
"Ecate è la dea del pioppo nero e del salice. Nell'Europa del nord il legame del salice con le streghe è così stretto che la parola witch, ossia strega, deriva dallo stesso nome che anticamente designava il salice e da cui deriva anche wicker, vimine; la scopa delle streghe inglesi è fatta ancor oggi con legacci di vimine in onore a Ecate. Altre piante a lei sacre sono la cicuta e il tasso, come ben sapeva Sheakespeare.La Caledonii Wicca, conosciuta come Tradizione di Ecate, è una corrente che riprende antiche credenze scozzesi. Presso i Veneti antichi sono assenti le divinità olimpiche maschili della generazione di Zeus; i fondamenti del loro culto sono pertanto antecedenti e si rifanno al matriarcato di origine anatolica, epoca in cui la Triade era incarnata da divinità femminili. In Veneto Ecate era chiamata Tribusiate: gli ex-voto dei santuari di Este, Lagole e Magrè ne attestato la vasta diffusione del culto. Ci sono poi dei suoi rapporti mitici con Oreste, nipote del capostipite della stirpe veneta (Pelope). In Anatolia Medea, la maga del mito degli Argonauti, era una sua devota e il re di Troia Priamo aveva sposato Hecuba, una sua incarnazione. Nella Teogonia di Esiodo le è conferito un potere supremo sulla Terra - sul Mare e sul Cielo, descrivendola come dotata delle tre teste di Cane - Leone e Cavalla (in rapporto all'antica tripartizione dell'anno). Le tre teste e i tre corpi indicano i tre sistemi rappresentazionali: cenestesico - sonoro - visivo". [dal sito: http://www.freewebs.com/reitia/hecate.htm] In epoca romana il culto locale alla dea Tribusiate fu sostituito da quello ad Apollo.
Veneto Le Basse
Venezia Venezia [Ve-nè-ẑia]
Nel 1420, crollato il potere temporale dei patriarchi di Aquileia, i cadorini proclamarono la loro dedizione a Venezia durante una messa celebrata nella chiesa dello Spirito Santo a Valle. Detta chiesa, costruita nel 1301, si trovava in borgata Costa, di fronte al palazzo Piloni-Costantini, e fu demolita nel 1825 a causa del tracciato della strada di Alemagna (Fonte: Antonio Ronzon). Nel sito delle genealogie di Roberto Piccioli alla voce Gaspare Galeazzi "dello Spirito Santo" si trova un disegno di detta chiesa, che qui riporto:
vento sm. vento /vento di traverso: stravento /ventaccio: vento dirlo /colpo di vento: sventolada sf /tirare del vento: ventà v.intr. /turbine di vento: bissaboa sf. [bis-sa-bóa] (Il nome bissaboa deriverebbe da un tipo di biscia d'acqua capace di generare forte vento e tempeste)
ventre sm. panza sf. [pàn-ẑa]
ventriglio sm. (polli) durel [du-rèl]
ventuno agg.numer.card.inv. vintiun
vera sf. (fede matr.) viera, vera [Lozzo (E.D.F.): areta]
veramente av. par da sen, par da viero, de seguro
veratro bianco loc.s.m. ros-ce sm.pl. [rò-s'ce] /le bestie se le magna i ros-ce le s'invelenea
verbale agg. e sm. verbal
Verbum Caro / in dialetto Belboncaro
Antica consuetudine a Venas di un canto augurale della Vigilia dell'Epifania.
Bambini (e, più recentemente, adulti) in gruppo visitano le case cantando il testo seguente fuori dell'uscio, per poi venire accolti all'interno e ricevere, i bambini una mancia (una volta i regali erano in verità molto più poveri, un mandarino bastava), e gli adulti dolci e bevande.
Il testo recita:
"Verbum caro factum est
E di Vergine Maria
In questa casa sia la pace
Allegrezza e sanità
(Soldi e roba in quantità) - in disuso -
E di Vergine Maria".
Per scherzo a volte si aggiungeva (sottovoce), in dialetto:
Daseme argo se nò scampo via !
Nel caso invece non si fosse ricevuto niente, c'era, sempre in dialetto, una filastrocca di origine veneziana, che diceva:
Tante ciode su 'sta porta
Tante diau che ve porta
Tante ciode su 'sto muro
Tante bruscui su 'sto culo
La melodia del Verbum Caro di Venas, confrontata con quella dei canti popolari di Zoppè, sembra appartenere anch'essa al filone cosiddetto "patriarchino" (cioè aquileiense).
Qui c'è una clip Facebook della vigilia dell'Epifania 2018 (girata a Venas):
testo: (grazie, Marinella Piazza!)
Formarono i cieli
la nostra armonia
cantando Maria
la nanna a Gesù.
la Vergine bella
più vaga che stella
diceva così:
mio caro tesoro
tu dormi d’amore
per tanta beltà.
mi rubano il cuore
o Dio mio Signore
per me che sarà”.
venuti dall'Oriente
per ringraziar la gente
per adorar Gesù
per adorar Gesù.
verde agg. e sm. verdo [vér-đo] /verdolino agg. verdolin [ver-đo-lìn]
vergine agg. e sf. vergin, pura
vergogna sf. vargogna
vergognoso agg. vargognos [var-go-gnós]
verificare v.tr., verificato p.p. verificà, controlà
verme sm. vermo
vernice sf. vernis [ver-nìs]
verniciare v.tr., verniciato p.p. invernisà, vernisà
vero agg. viero [vié-ro] /vero ? int.: iero ? [ié-ro]
verruca sf. por sm. [pòr]
versamento sm. versamento
versare v.tr. 1) bucià fora 2) spande, 3) (depositare) bete inte 4) (pagare) pagà
verso prep. vers, ves, inves
verso sm. 1) (direzione) ves /per il verso giusto: par l' indreto [in-dré-to] 2) (smorfia) moto [mò-to] /fare il verso a qualcuno: fei al moto sora a carchedun
vertebra sf. vertebra
verza sf. verda (R.P.) [vér-đa]
verzellino sm. (Serinus hortulanus) sfredelin [sfre-đe-lìn]
vescia sf. fun del diau loc.s.m.
vescica sf. vessia [ves-sìa], bola [bó-la]
vescovo sm. vescovo
vespa sf. vespa /insolentà le vespe
vespaio sm. vespei [ve-spèi]
vespero sm. vespro [S.Vito: espro [è-spro]]
vestire v.tr. e v.intr. viestì, vestì
vestito p.p. e s.m. viestì, vestì /vestito leggero: velandrusia sf. [ve-lan-drù-∫ia] [Oltrechiusa, vestito da donna (arc.): vestina sf.]
veterinario sm. vetrinario
vetro sm. viero [vié-ro] /vetrata: vetrada sf. [ve-trà-đa]
vezzoso agg. grazios [gra-ẑiós]
vi pron.person.atono di 2ª pers. ve
via sf. via, strada [stra-đa] /(var.) ìa /via, come su, do, inte, fora, è usato in forma particolare, es.: via par sora, via par sote, via de sote, via dreto, via in son, via a Lasta, via inte césa, via al bar, via par stradon; dreẑà via, netà via, gratà via, magnà via, pianà via, combinà via, ecc. /oppure è usato in locuzioni avverbiali, es.: tase via (per fortuna, meno male, finalmente), basta via (insomma) /tase via che son arguà, basta via l'é caminà /
viaggiare v.intr., viaggiato p.p. viaià, viadà [via-đà]
viaggio sm. viado [vià-đo], viaio
viale sm. vià
vibrare v.tr., vibrato p.p. 1) (colpi) molà, tirà 2) (tremare) tremà v.intr.
viburno sm. pagogna [pa-gò-gna]
vicario sm. vicario; suplente
vicino agg. vesin
vicino av. davesin [da-ve-∫ìn]
vicolo sm. strenta sf. [strén-ta] /giù per il vicolo: do par strenta
vidimare v.tr., vidimato p.p. vidimà [vi-đi-mà]
vietare v.tr., vietato p.p. proibì, no lassà
vigilia sf. vea [véa] /"No l'é pì feste né vée"
Vigo di Cadore Vigo /Frazioni: Pelos, Laio, Pinié
villaggio sm. vila sf. (est.), paes [pa-és]
vilucchio sm. vindola sf. [vìn-do-la]
vinaccioli sm.pl. zarpa sf. [ẑàr-pa]
vincastro sm. visca sf. (bacchetta usata dai pastori)
vincere v.tr. e v.intr. vinze [vìn-ẑe]
Vinigo (dial. Vìnego) piccola frazione del Comune di Vodo, sembra sia uno degli insediamenti più antichi del Cadore. E' situato in posizione dominante tra i torrenti Rugnan e Rudan, affluenti del Boite. Il soprannome "cèi" (cani) dato agli abitanti di Vinigo deriverebbe dal fatto che essi erano considerati i cani da guardia della valle verso Cortina. Vinigo possedeva nel medioevo i territori di Ospitale d'Ampezzo, Lerosa e Travenanzes. In un episodio di guerra del febbraio 1412 i soldati di Federico IV d'Asburgo (1382-1439) saccheggiarono Ospitale d'Ampezzo e fecero prigionieri due vinighesi, chiedendo per la loro liberazione 500 ducati d'oro. La Regola Alta di Lareto (Ampezzo) si offrì di pagare i 500 ducati d’oro, e i prigionieri vennero liberati. In compenso dei 500 ducati la Regola di Vinigo cedette alla Regola Alta di Lareto i territori di Ospitale, Lerosa e Travenanzes.
Il compianto parroco di Venas monsignor Alfieri De Lorenzo (1914-2009), originario di Vinigo, un giorno mi raccontò di due vinighesi che furono a loro modo famosi nel XX° secolo: il primo fu un uomo che sposò la regina di un'isola della Polinesia, diventandone principe consorte; il secondo un uomo che, emigrato negli Stati Uniti, diventò un capo del K.K.K. (Ku Klux Klan, organizzazione razzista americana, oggi quasi completamente estinta). Nonostante le mie ricerche, non ho trovato però nessun riscontro a questi due personaggi.
vino sm. vin /ombra, ombreta, palanca, spritz de vin
viola sf. viola /"San Bastian (20 gennaio) co la viola in man"
violino sm. violin
virtù sm. vertù
vischio sm. vis-cio [vì-s'cio]
viscido agg. (cibi) slizego [∫lì-ẑe-go] /vegetazione viscida: lepa sf. [lé-pa]
viso sm. mutria sf. [mù-tria], vis, faza sf. [fà-ẑa], fazada sf. [fa-ẑà-đa], mostaze [mo-stà-ẑe], musel [mu-sèl]
visiera sf. frontin sm.
vita sf. vita, esistenza [e-∫i-stèn-ẑa] /"La vita l'é na roda che gira"
vitalizio sm. fruanda sf. (arc.) (G.D.C.)
vite sm. vida sf. [vì-đa]
vitello sm. vedel [ve-đèl] /"Se vede da vedel che bò che ara"
vivacchiare v.intr., vivacchiato p.p. vivuzà [vi-vu-ẑà]
vivere v.intr. vive /vissuto p.p. vivesto /"Vive e lassa vive" /"Tanto vive al lupo a carne che al ievero a erba"
viziare v.tr., viziato p.p. vizià [vi-ẑià]
vizio sm. vizio [vì-ẑio], leco [lé-co] /darsi ai vizi: se bucià malamente
vizza sf. viza [vì-ẑa] Secondo la prof. Maria Teresa Vigolo "vizza" è 'bosco riservato'. Dal longobardo wiffa "ciuffo di paglia come segno di possesso" (Pellegrini 1975, 337-340), attraverso il latino medievale viza 'bando del terreno comune' (Sella 629) e guiza, detto di 'regolamento sopra un territorio incolto, di consueto boschivo, d'uso comune dei vicini e comportante multe e castighi contro i danneggiatori del territorio stesso; poi i luoghi soggetti al detto reglamento'. Sempre secondo la Vigolo "….germanismi come bannire e vizzare diventano sinonimi dei latinismi serrare e regulare'.
A Venas viza significa anche 'bosco giovane molto fitto'.
voce sf. vos [vós]
Vodo di Cadore Guodo [Guó-đo], Vodo [Vó-đo] /Frazioni: Vinego [Vì-ne-go] (vedi voce qui sopra), Peei [Pe-èi] /A Peaio in dicembre il sole sparisce dietro le montagne e riappare in gennaio: il 17 gennaio (S. Antonio abate) passa il ponte, da qui il detto: "A Sant' Antone de denèi, al sol passa 'l ponte de Peèi"
voglia sf. estro [è-stro], voia [vó-ia], gola
voi pron.person.di 2ª pers. pl.m. e f. voiautre, voi
volare v.intr., volato p.p. solà [∫o-là] /volando: solan [∫o-làn] (R.P.)
volenteroso agg. volenteros [vo-len-te-rós]
volentieri av. volentiera
volere v.tr. volé /voluto p.p. volù, (volesto)
volgare agg. ordenario [or-đe-nà-rio], comun, volgar
volo sm. solo [∫ò-lo]
volpe sf. olpe, volpe /a Perarolo dicevano fucs (sm.) (dal tedesco Fuchs = volpe) per indicare una persona astuta /l'é an fucs
volta sf. ota [ò-ta] /c'era una volta: l'era (an) n'ota
voltare v.tr. e v.intr. e v.rifl., voltato p.p. otà, voltà; /svoltare svoltà /voltà in dialetto ha anche il significato di far tornare, recuperare, è tipico il detto: con duto chel che t'as magnà, te puos dì a voltà le fede
vomitare v.intr., vomitato p.p. gomità, voltà su
vorace agg. ingordo
voracità sf. ingordisia
vortice sm. gorgol [gór-gol]
vostro agg. e pron.poss.di 2ª pers.pl. vostro
vulva sf. natura /(volg.) cia, paruzola [pa-rù-ẑo-la], patanflana [pa-tan-flà-na], figa, mona, fritola [frì-to-la] /[Cibiana: badaola [ba-dà-o-la]]
vuoto agg. e sm. vuoito [vuói-to]
Z
z In tutto il Cadore, la z viene sempre pronunciata, salvo rarissime eccezioni, con il suono inglese di think (lettera greca theta θ), e viene rappresentata in questo Glossario con ẑ (non più con la ŧ). A seguito della introduzione della Grafia Ladina Unitaria, la ẑ e la ŧ non saranno più rappresentate nel lemma, sostituita da z, ma successivamente, tra parentesi quadre, come pronuncia.
zabaione sm. sbatudin [∫ba-tu-đìn]
zafferano sm. saferan [∫a-fe-ràn]
zaino sm. russac [rus-sàc]; /(scuola) sacheta sf.
zampa sf. zata [ẑà-ta] /zampina zatina [ẑa-tì-na]
zampata sf. zatada [ẑa-tà-đa]
Zanette, Domenico (1899-1982) Proveniente da Sarmede, in provincia di Treviso, aprì a Venas un negozio di frutta, cui aggiunse gelati, coadiuvato dalla moglie Fedon Giuseppina (1904-1972). Attività proseguita dalla figlia Luisina.
zangola sf. pegna [pé-gna] /tirà fora de pegna
zanzara sf. mossato sm. [mos-sà-to] (da non confondere con morsito=moscerino e morson=moscone)
zappa sf. zapa [ẑà-pa], sapa /- a becco ricurvo usata dai boscaioli: zapin sm. [ẑa-pìn]
zappare v.tr., zappato p.p. zapà [ẑa-pà], sapà, zaponà [ẑa-po-nà]
zattera sf. zatera [ẑà-te-ra], zata [zà-ta]
zattiere sm. zater [ẑa-tèr] /Gli zattieri si dividevano in:
- "caporal de manamestro" (il capo equipaggio)
- "caporal de manafant" (il secondo)
- "codagn" (quelli che stavano a poppa, che erano da un minimo di due ad un massimo di quattro per ogni zattera, secondo il peso e la grandezza della zattera stessa.) Si chiamavano invece "menadas" [me-na-dàs] gli operai che facevano fluitare i tronchi sciolti fino alle segherie o fino al porto dove venivano allestite le zattere, lavoro che veniva effettuato dai "legadori" (il porto principale del Cadore era Perarolo, che disponeva di due cidoli (Vedi voce) appena a monte, sul Piave e sul Boite) [dal libro "La via del Fiume" - Fameja dei zatèr e menadàs del Piave - Codissago]
Sugli zattieri del Piave in rete c'è un interessante blog di un appassionato professore inglese, ex-docente all'Università di Aberdeen, Peter Alexander Gray:
http://doorofperarolo.blogspot.it/
Il Blog si chiama "The Door of Perarolo" (La porta di Perarolo) e fornisce mappe, informazioni su storia e cultura locali e supporto ai lettori del suo omonimo romanzo storico ambientato al porto di Perarolo agli inizi dell' '800. Romanzo che è disponibile presso Amazon:
http://www.amazon.co.uk/Door-Perarolo-Peter-Alexander-Gray-ebook/dp/B00FCP9IBA
zavorra sf. (un tipo di zavorra era costituito da un fascio di rami attaccati dietro la slitta da carico (lioda) per rallentarne la discesa nei trasporti in canaloni scoscesi (lude)) strassigna (stràs-si-gna)
zazzera sf. ciavelada [cia-ve-là-đa], zurma [ẑùr-ma] de ciavei [cia-véi] /taiete chela ciavelada !
zecca sf. zeca [ẑé-ca], piatola [pià-to-la]
zelante agg. volenteros [vo-len-te-rós]
zeppo agg. (pieno) folà
zia sf. ameda [à-me-đa] (arc.), nene [nè-ne]
zig-zag sm.inv. disdis [dis-dìs]; incà-inlà
zigzagare v.intr. stornelà
zigolo dal collare loc.s.m. frezerin sm. [fre-ẑe-rìn]
zigomi sm.pl. pomei [po-mèi]
zinco sm. zingo
zingaro sm. zigain [ẑi-gàin], zigaino [ẑi-gài-no]
zio sm. barba
zitella sf. putela [pu-tè-la]; (var.) arteluza [ar-te-lù-ẑa]
zitto 1) agg. ceto [cé-to] 2) int. muci, bac
zizzania sf. didania [đi-đà-nia]
zoccolo 1) (generico) sm. zocol [ẑò-col] 2) (tipo di calzatura rustica) dalmeda sf. [dàl-me-đa]
Zoldo Zolde [ẑòl-de], Zoldo [ẑòl-do] [in zoldano: Zolt] [ẑòlt]
Zoldo Alto Zoldo Auto [ẑòl-do Àu-to] (in zoldano: Zolt Aut) /Frazioni e Borghi: Brusadaz, Cesa, Coi, Cordele, Costa, Fusine, Gavaz, Iral, Mareson, Molin, Pecol, Pianaz, Soramaè
zolfo sm. solfer [sól-fer] /ega del solfer, fonte alla Chiusa di Venas
zolla sf. zopa [ẑó-pa], lopa [ló-pa]
zona sf. zona
zoo sm. zoo
Zoppè di Cadore Zopié [ẑo-pié], Zopé [ẑo-pé]
zoppicare v.intr., zoppicato p.p. zotà [ẑo-tà], zotignà [ẑo-ti-gnà]
zoppo agg. e sm. zoto [ẑò-to]
zotico agg. ordenario [or-đe-nà-rio]
zucca sf. zucia [ẑù-cia] /zucca di Chioggia: zucia baruca
zuccata sf. zuciada [ẑu-cià-đa]
zuccone sm. zucion [ẑu-ción], teston [te-stón], zus [ẑus] /l'é 'n ẑus che no capisse nia
zucchero sm. zucro [ẑù-cro]
zucchino sm. zucheto [ẑu-ché-to]
zufolare v.intr. (fischiettare) subiotà
Zuglio Zuglio è l'antica città romana di Iulium Carnicum, fondata nel I secolo a.C.; fu vicus, municipium e quindi colonia romana. In età tardoromana, gota e longobarda, fu sede episcopale (IV-VIII secolo). La diocesi, suffraganea di Aquileia, [e il municipio romano] estendevano la loro giurisdizione alla Carnia e al Cadore [da Wikipedia]. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il Cadore fosse invece un municipio romano a sè, con il nome di Berua e con sede a Valle, risolvendo così l'interrogativo della parola "Beruenses" accostata da Plinio il Vecchio (Como, 23 d.C. - Stabia, 79 d.C.) a "Feltrini et Tridentini" (Naturalis Historia, III, 130), interrogativo che resta ancora aperto. Plinio fa comunque una distinzione tra Feltrini, Tridentini e Beruenses, definiti "Raetica oppida", e Iulienses, di cui alla presente voce, definiti "Carnorum [oppida]" cioè rispettivamente Reti e [Galli] Carni. Il nome "oppidum" (pl. oppida) in latino poteva significare: luogo fortificato, castello, piazzaforte, città, selva trincerata (presso i barbari Britanni); altri danno anche il significato di municipio. Secondo lo studioso dei popoli italici pre-romani Santo Mazzarino, Plinio designava come "retici" quei territori nord-etruschi, non del tutto distrutti dai Galli. Ma, come si vede, per gli "Iulienses" non ha scritto, come avrebbe potuto, "Raetorum et Carnorum" (analogamente a quanto scrisse per Verona: "Raetorum et Euganeorum"), cioè [Galli] Carni sovrapposti ai Reti, ma scrisse solo "Carnorum"; forse voleva intendere che l'influsso retico era ormai scomparso. Da questo punto di vista, la parola reto-romanzo, applicata oggidì al linguaggio carnico (friulano) è forse una forzatura. Ritornando a Berua, già il grande Mommsen aveva sostenuto la tesi della presenza di un municipio romano a Valle (vedi alla voce: Roma), e il prof. Carlo Anti aveva sviluppato questa tesi collegando il municipio di Valle con il nome di Berua. Un indizio di questa località viene da Enrico De Lotto, nella introduzione del libro citato in Appendice al n. 8, quando scrive, parlando della strada che da Perarolo portava a Valle di Cadore: "...l'antica strada della Greola (o Berula ?), chiamata anche oggi via romana..."
Inoltre la seguente iscrizione, trovata a Feltre, presumibilmente più antica di quella trovata a Belluno e dedicata a Marco Pudente [Vedi la voce Roma Lettere P-Q-R], sembrerebbe confermare la vicinanza di Berua a Feltre: C(aio) Firmio C(ai) f(ilio) Menen(ia) Rufino equo pub(lico) Lauren(ti) Lav(inati) dec(urioni) flamin(i) patrono collegiorum fab(rorum) cent(onariorum) dendrophorum Feltriae itemque Beruens(ium) colleg(iorum) fabr(orum) Altinatium patrono. [Per la traduzione e altro, vedi la voce Feltre Lettere E-F]
Verso l'anno 740 venne soppressa la Diocesi di Zuglio (il cui territorio corrispondeva sempre all'antico "agro" romano di Iulium Carnicum) che venne inglobata nella grande Diocesi di Aquileia, il cui Patriarcato (unione di più diocesi suffraganee o soggette) era vastissimo. Nel 1846 il bellunese papa Gregorio XVI assegnò il Cadore (Arcidiaconato del Cadore - fondato nel 1208) alla Diocesi di Belluno. (friulano: Zuj; cadorino: Iulio ?, Zulio ?)
zuppa sf. sopa [só-pa]
zuppiera sf. supiera; ciadin sm. [cia-đìn] (L.S.I.)
zuppo agg. (bagnato) negà, biandà /Oltrechiusa: arneà
zuzzurellone sm. dogatolon [do-ga-to-lón]